Ripartenza in sicurezza, le 5 regole di Burioni

Il virologo Roberto Burioni traccia le norme basilari per la fase 2, da rispettare in modo ferreo nei luoghi da lavoro per evitare che alla fine del lockdown si creino nuovi focolai

Riapertura dell'Italia
Roberto Burioni durante la trasmissione Che tempo che fa (screenshot)

Cinque le regole fondamentali tracciate dal virologo Roberto Burioni per una ripartenza dell’Italia in totale sicurezza. Regole necessarie e indispensabili per evitare che il coronavirus possa dar vita a nuovi focolai alla fine del lockdown.

L’esperto non esclude, infatti, che quando il Paese inizierà a ripartire e tornare lentamente alla normalità, il nemico del virus possa tornare a far paura di nuovo. “Non sono ottimista. Potrebbero verificarsi nuovi focolai e sarebbe un problema” ha ammesso Burioni in un’intervista al Quotidiano Nazionale.

Per evitare tutto questo il virologo ha stilato alcune linee guida che biognerà seguire, soprattutto nei luoghi di lavoro. La misurazione della temperatura all’entrata, mascherine per tutti i lavoratori, l’uso di gel igienizzanti e disinfettanti per superfici, distanziamento sociale evitando ogni tipo di assembramento in luoghi come mense e spogliatoi ed infine quando è possibile l’attuazione dello smart working.

E lanciando queste linee guida il virologo auspica che la ripartenza avvenga “con giudizio e sicurezza”. Si perché un altro lockdown, avvisa e mette in allerta, significherebbe che sono “stati commessi errori” e questo ovviamente è una cosa che “non deve accadere”.

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Ripartenza, gli avvertimenti di Burioni

Ripartenza
Roberto Burioni a Che tempo che fa (screenshot)

Sulla ripartenza Burioni alza le mani su possibili responsabilità scientifiche delle conseguenze della fase 2. Tutto nelle mani della politica al momento: “non ha niente a che vedere con la scienza: noi possiamo minimizzare il rischio. Io dico: bisogna sapere che dimensione ha l’epidemia”.

E proprio su questo aspetto il virologo avverte che i numeri che si hanno oggi sull’epidemia non sono reali. Secondo l’esperto infatti serve uno studio più preciso che si concentri “su un campione indicativo della popolazione”. A questo si deve aggiungere un “tracciamento digitale dei casi di contagio” ha spiegato Burioni.

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Tutto questo con la precisazione che è “impossibile fare previsioni” e capire fin da ora quale sarà il comportamento del virus e la sua evoluzione. Le informazioni sul coronavirus sono ancora troppo poche chiarisce l’esperto: “Non sappiamo neanche se con la bella stagione il coronavirus si trasmetta meno: tutti i patogeni respiratori fanno così”.

Eh infine, Burioni non nega che l’Italia può fare ancora tanto e di più per il contenimento dell’epidemia. Ammette che importanti sono stati gli sforzi fatti ma si potrebbe fare ancora di più, non lo nasconde.

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“Il Paese si è impegnato moltissimo – ha concluso – ma in molte aree non stiamo facendo abbastanza: non ci sono mascherine per i sanitari, non c’è l’isolamento”.

 

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