Covid19, figlia di una vittima: “Ho dovuto riconoscere mio padre. Tremendo”

Covid19, figlia di una vittima ha dovuto riconoscere il padre dopo la morte. Nasce il comitato “Noi denunceremo” in difesa dei diritti dei familiari

Covid19
Comitato Noi denunceremo – Foto dal web

Cristina Longhini è una farmacista di 39 anni di Bergamo. E’ anche la presidente del comitato “Noi denunceremo”, composto da 55mila familiari che chiedono verità e giustizia per le vittime di coronavirus.

L’associazione ha raccolto fino ad ora più di 30mila storie portate davanti ai giudici, sporgendo denunce contro ignoti. Chiedono di sapere se ci sono reati all’interno delle loro vicende e vogliono sapere quali e di chi sono le responsabilità riguardo la diffusione della pandemia in una delle zone più prospere d’Europa.

Tra queste storie anche quella di Cristina Longhini. Suo padre è morto di Covid19 all’età di 65 anni. Il suo racconto è agghiacciante. All’inizio l’uomo presentava sintomi come febbre, nausea e diarrea ed è stato curato a casa con antibiotici e fermenti. Con l’aggravarsi della situazione è stato ricoverato all’ospedale Papa Giovanni XXIII. Qui è stata fatta la diagnosi di polmonite e gli è stato messo casco di ossigeno per cercare di salvarlo. Da questo momento i suoi cari non ricevono più sue notizie fino alla morte. Nessun numero da chiamare per avere notizie, nessun saluto finale, nè parole di commiato o una carezza.

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Cristina Longhini, farmacista – Covid19: “Vogliamo sapere di chi sono le responsabilità”

Coronavirus Covid-19 Fase 2
COVID19 (getty images)

Cristina Longhini dice: “Vogliamo sapere di chi siano le responsabilità delle negligenze a livello sia sanitario che amministrativo. Come mai Bergamo e provincia non sono diventate subito zona rossa.”

La Longhini è una farmacista, un’operatrice sanitaria quindi. Si è trovata ad assistere pazienti senza guanti e mascherina, idem sua madre che probabilmente è stata portatrice del virus a suo padre. L’Italia non ha avuto ovunque lo stesso trattamento.

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La dottoressa Longhini ha continuato dicendo con orrore: “Ho dovuto riconoscere mio padre ed era in una condizione terribile: sembrava avesse avuto un embolia. Aveva gli occhi e la bocca spalancati, lacrimava sangue. Ho avuto difficoltà a riconoscerlo. La donna non si dà pace per non aver potuto salvare il padre e non avergli potuto dare un saluto finale.

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