Massacro del Circeo, le vittime chiedono sanzioni per lo Stato italiano

Massacro del Circeo, le vittime chiedono sanzioni dopo 45 anni: “l’Italia non ha mai cercato Andrea Ghira, deve pagare”

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Nuovi abusi sessuali, San Cataldo (Nino Carè da Pixabay)

Nella notte tra il 29 e il 30 settembre 1975, si consumò quello che venne definito il massacro del Circeo. Nel bagagliaio di una Fiat 125 parcheggiata in via Pola venne ritrovata ferita e nuda Donatella Colasanti; accanto a lei il corpo senza vita dell’amica Rosaria Lopez. Le due ragazze erano finite nella trappola terribile di violenza e sevizie organizzata da Andrea Ghira, Angelo Izzo e Gianni Guido. I tre erano giovani neofascisti dei quartiere romano Parioli che le rapirono, stuprarono e seviziarono per 36 ore di fila. Izzo e Guido vennero arrestati mentre Andrea Ghira riuscì a scappare. Da quel giorno non è mai stato più ritrovato ed è a lui che si riferiscono le vittime. Roberto, fratello di Donatella Colasanti e Letizia, sorella della vittima mortale di quella vicenda ossia Rosaria Lopez, hanno deciso di rivolgersi alla Corte Europea.

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Massacro neofascista, dopo 45 anni si cerca ancora la verità

Violenza domestica (Getty Images)
Violenza (Getty Images)

Alla Corte i parenti delle vittime chiedono che l’Italia venga sanzionata perchè non hai cercato, secondo loro, il terzo aguzzino, ossia Andrea Ghira. “Dicono che è morto, ma io ho sempre pensato fosse a Roma, vivo e vegeto, ha detto Letizia Lopez a Fanpage nell’intervista per il 45esimo anniversario del massacro. “Non ci credo al dna” ha aggiunto, riferendosi al confronto tra il dna di Andrea Ghira ricavato da alcuni resti di ossa ritrovati a Melilla, in Nordafrica. Quell’esame sui resti ossei ritrovati definì, il 26 novembre 2005, la morte di Andrea Ghira, il terzo aguzzino del massacro mai ritrovato. Donatella Colasanti, la sopravvissuta alla strage poi deceduta per un male incurabile nel 2005, era certa, e non era sola, del fatto che Ghira fosse non solo  ancora vivo ma che si trovasse addirittura a Roma.

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Europa (Getty Images)

È vivo ed è in città, quelli sepolti a Melilla sono i resti di un suo parente, per questo il dna è lo stesso”, dichiarò all’epoca la povera Donatella. La Corte deciderà e, magari, riaprirà il caso. Nulla, tuttavia, potrà mai restituire quanto strappato dal massacro del Circeo.

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