Omicidio Yara Gambirasio, dal carcere arriva la richiesta di Massimo Bossetti

L’avvocato di Massimo Bossetti, il muratore condannato per l’omicidio di Yara Gambirasio, ha riportato le parole del suo assistito dopo la recente decisione della Cassazione.

Yara Gambirasio legale Bossetti
Yara Gambirasio (foto dal web)

Nelle scorse settimane, la Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dei legali di Massimo Bossetti, il muratore condannato all’ergastolo per l’omicidio di Yara Gambirasio, in merito all’accesso ai reperti. I giudici della Corte d’Assise di Bergamo dovranno, dunque, esaminare e pronunciarsi nuovamente sulla richiesta. In merito ha parlato l’avvocato di Bossetti, Claudio Salvagni, intervistato da Cusano Italia TV. Il legale ha spiegato che il suo assistito gli ha riferito di essere contento per questa decisione ribadendo la propria innocenza, come sempre fatto in questi anni.

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Omicidio Gambirasio, Bossetti: “Non sono Ignoto-1, non ho mai visto e tanto meno ucciso Yara

Claudio Salvagni
L’avvocato Claudio Salvagni durante la trasmissione Crimini e Criminologia (screenshot)

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Quel DNA non è il mio, io non sono Ignoto-1, non ho mai visto, mai toccato e tanto meno ucciso Yara Gambirasio“. Ha ribadito così la propria innocenza Massimo Giuseppe Bossetti, l’uomo condannato in via definitiva all’ergastolo per l’omicidio della 13enne ritrovata senza vita a tre mesi dalla sua scomparsa, il 26 febbraio 2011. A riportare le parole del muratore di Mapello è il suo avvocato Claudio Salvagni ospite della trasmissione Crimini e Criminologia, in onda su Cusano Italia TV.

Il legale di Bossetti ha parlato della recente decisione della Corte di Cassazione che accolto le richieste della difesa di Bossetti annullando il provvedimento, dichiarato inammissibile, della Corte d’Assise di Bergamo i cui giudici avevano respinto le richieste di poter accedere ai reperti. Tra quest’ultimi vi sarebbero 54 campioni di Dna ed abiti della vittima. Dopo la decisione degli Ermellini, la Corte di Bergamo dovrà, dunque, riesaminare la richiesta ed esprimersi nuovamente in merito.

L’avvocato Salvagni ha proseguito affermando di aver sentito dopo la sentenza il suo assistito che si è detto contento e fiducioso nella giustizia ed ha aggiunto: “Voglio uscire da quel portone del carcere a testa alta e, soprattutto, voglio uscire non per un cavillo giuridico perché i miei avvocati hanno trovato magari i cavilli, ma voglio uscire perché l’esame attesterà che quel DNA non è il mio, non sono Ignoto-1, non ho mai visto, mai toccato e tanto meno ucciso Yara“.

Salvagni ha poi spiegato di essere convinto dell’innocenza di Bossetti affermando di voler vedere in carcere il vero colpevole, non uno qualsiasi perché in questo modo si fa un’altra vittima dato che il suo assistito è un essere umano ed un padre di tre figli.

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L’avvocato Salvagni: “Il movente? Lo dicono le sentenza che manca”

Alla domanda sul movente che non è stato mai provato, Salvagni ha spiegato come questo processo sia stato segnato da “anomalie e zone d’ombra” durante il quale gli inquirenti hanno “ bypassato” ciò che non sono riusciti a ricostruire. “In un processo indiziario – aggiunge il legale di Bossetti- il movente è importantissimo perché è il collante che tiene insieme tutti gli indizi. Nel caso specifico sono le sentenze che lo dicono: manca un movente. Massimo Bossetti e Yara Gambirasio, è un dato oggettivo, non si sono mai visti, mai incontrati prima“.

L’avvocato, relativamente alla ricostruzione degli inquirenti, pone una domanda provocatoria chiedendosi se si può essere sicuri che Yara sia uscita viva dalla palestra. Le ipotesi, spiega Salvagni, sono state tantissime, basta pensare che il fascicolo processuale del pubblico ministero si compone di 60mila pagine e che le indagini sono state lunghissime e molto costose.

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Caso Yara
Massimo Bossetti (Foto dal web)

Infine, il legale di Bossetti chiude la sua intervista dicendosi fiducioso in vista di una possibile revisione del processo perché la difesa crede nell’innocenza di Bossetti. “Gli esami -chiosa- ci daranno ragione, è solo una questione di tempo e di procedure, ma il risultato lo vedo più vicino che mai“.

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