Scomparsi | Giuseppe Vassalli: un tentato omicidio e la pista della lupara bianca

Giuseppe Vassalli è scomparso da Canosa di Puglia (BAT) il 18 agosto del 2015: il suo caso, dopo un raccapricciante ritrovamento, divenne sempre più intricato.

Giuseppe Vassalli
Giuseppe Vassalli (Chi l’ha visto?)

Aveva solo 26 anni Giuseppe Vassalli quando scomparve nel nulla da Canosa di Puglia (BAT) il 18 agosto del 2015. Un ragazzo con la testa a posto che conduceva una vita regolare, senza eccessi. Si era diplomato come cuoco e stava cercando un lavoro quando venne misteriosamente inghiottito dal buio.

Tutto ebbe inizio quel caldo pomeriggio di estate quando Giuseppe accompagnò intorno alle 16 la sorellina dalla zia. Non vedendolo rientrare dopo un’ora il padre avrebbe provato a contattarlo. Il suo cellulare, però, non squillava: era spento.

Una circostanza che mandò subito i suoi familiari in allarme tanto da condurli a sporgere denuncia di scomparsa. La macchina delle ricerche si attivò istantaneamente, ma la vera svolta si registrò solo tre giorni dopo. Il 21 agosto venne rinvenuta, in zona Ponte del Diavolo, in prossimità della diga del Locone, tra Canosa e Minervino Murgia, l’auto bruciata di Giuseppe.

Un ritrovamento che condusse gli inquirenti ad aprire un’indagine per omicidio ed occultamento di cadavere. Ma cosa è accaduto al 26enne? È possibile che fosse finito in un giro di malavita?

Giuseppe Vassalli scomparso da Canosa di Puglia (BAT) il 18 agosto del 2015

Non si sarebbe trattato di un allontanamento volontario di questo ne era certa la Procura di Trani all’esito del ritrovamento dell’auto bruciata di Giuseppe Vassalli.

Carabinieri
Carabinieri (ChiccoDodiFC – Adobe Stock)

Per gli inquirenti si trattava di un caso di omicidio. Le indagini, quindi, iniziarono a concentrarsi sulla ricerca di un cadavere piuttosto che di una persona in vita. A poco tempo dalla scomparsa le forze dell’ordine scandagliarono tutta la zona limitrofa al luogo in cui era stato rinvenuto il veicolo: pozzi, grotte, scarpate. Nulla, del 26enne nessuna traccia.

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Ma che non potesse essersi allontanato di sua spontanea volontà si era già certi. In casa aveva lasciato i farmaci salvavita che assumeva da quando era stato sottoposto a trapianto.

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Ed allora, cosa gli era accaduto? Vassalli avrebbe potuto essere una delle tante vittime di lupara bianca. Ma come è possibile? Il ragazzo non aveva alcun tipo di collegamento con la malavita, era incensurato, il suo nome non era mai giunto all’attenzione delle forze dell’ordine. Potrebbe essersi trattato di uno scambio di persona? Le domande sono infinite, come le speranze della famiglia un giorno di poterlo riabbracciare.

Ma se davvero si fosse trattato di un regolamento di conti, allora il nome di Giuseppe si aggiungerebbe alla già lunga lista di vittime legate alla criminalità organizzata. Sabino D’Ambra, Alessandro Sorrenti e Sabino Sasso, tutti scomparsi dall’inizio degli anni 2000.

Si inizia, quindi, a scavare in quegli ambienti bui, per cercare di capire come un giovane di sani principi e numerose aspirazioni tipiche di chi ha quell’età avrebbe potuto esserne stato vittima. Stando a quanto riportato da un articolo dell’epoca pubblicato da La Repubblica, pare che Giuseppe avesse cominciato a frequentare amicizieatipiche“. Ma con chi sarebbe entrato in contatto il massimo riserbo degli inquirenti.

Le indagini, come anche le ricerche proseguirono: furono oltre 200 le persone impegnate, numerosi i cani molecolari. Niente, di Giuseppe nessuna traccia.

Ad un anno dalla scomparsa, la famiglia venne raggiunta dalla notizia che un cadavere era stato rinvenuto all’interno di un fusto di latta. Quel corpo poteva appartenere a Giuseppe, ma all’esito di una più approfondita ispezione questa ipotesi venne esclusa. La vittima indossava delle scarpe di un famoso brand di lusso, mentre il 26enne al momento della scomparsa aveva indosso dei calzari in tela.

In quello stesso anno un altro episodio convinse sempre più gli inquirenti che il ragazzo era stato vittima di qualche vendetta criminale. Fabio Paciolla, un amico di Giuseppe, decise di tornare a Canosa per cercare di far luce sull’accaduto. Nel corso delle sue personali ricerche, rimase vittima di un attentato. Due persone esplosero contro di lui alcuni colpi d’arma da fuoco, ferendolo alla testa. Il giovane, parrucchiere trasferitosi a Milano da tempo, venne ricoverato d’urgenza, ma per miracolo riuscì a scampare alla morte. Trovare il bandolo della matassa si fece sempre più complicato, anche alla luce dell’accaduto.

Soprattutto quando i due maggiori sospettati vennero rilasciati e quando la testimonianza di Paciolla – indagato poi per detenzione abusiva di arma– venne ritenuta contraddittoria ed incoerente.

Al di fuori di questa parentesi, il caso di Giuseppe Vassalli approdò su una secca. E come tutte le barche a vela, senza vento non riuscì a ripartire.

Tribunale martina rossi
Tribunale (Getty Images)

Del ragazzo scomparso da Canosa di Puglia non si seppe più alcunché. Morto ammazzato? Scomparso? Sono tutte domande che non hanno, ad oggi, ricevuto risposta.

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