Crisi migranti al confine: Varsavia risponde con i gas lacrimogeni

Crisi umanitaria senza precedenti alla frontiera tra Polonia e Bielorussia: gli ultimi aggiornamenti di martedì 16 novembre.

Continua ad essere altissima la tensione alla frontiera tra Polonia e Bielorussia, dove da giorni sono bloccati centinaia di migranti. La maggior parte proviene da paesi mediorientali e africani; tra questi si contano anche donne e bambini. Senza viveri, tra filo spinato e temperature prossime allo zero, sono almeno 4000 le persone accalcate al confine con la speranza di poter accedere all’Europa. Invano. Tra i primi arresti (oltre 50) e le prime vittime dell’indifferenza generale (almeno 10), il governo di Varsavia ha annunciato la rigida risoluzione. La Polonia risponderà alle irregolarità con la costruzione di un muro al confine con la vicina Bielorussia.

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Tensione migranti al confine: gli ultimi aggiornamenti

 

 

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Il progetto prenderà il via a partire da dicembre e sarà ultimato entro la metà del 2022. L’innalzamento dal costo di circa 353 milioni di euro prevede l’edificazione di una struttura alta 5 metri e mezzo per un’estensione di 180 km, circa la metà della lunghezza totale del confine tra Polonia e Bielorussia. La “sconcertante” situazione, così l’ha definita il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, ha assunto l’ennesima piega tragica con il lancio di gas lacrimogeni della polizia polacca in risposta al lancio di sassi da parte dei migranti. Nel frattempo l’Unione Europea si prepara al quinto pacchetto di sanzioni contro Minsk, accusata di alimentare la crisi, nonché di strumentalizzare i migranti per fini politici. Oltre confine, il presidente bielorusso Lukashenko nega le accuse e minaccia l’UE con la provocazione dello stop al flusso dei gasdotti russi che, attraverso il Paese, scaldano i paesi europei.

L’UE continua ad accusare la Bielorussia come la principale mente a capo della crisi migranti dal Medio Oriente, con il supporto della Federazione Russa; sua alleata.

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