Vaiolo delle scimmie, 3 casi sospetti. Arriva la conferma della Regione

A seguito dell’epidemia di Covid-19 è salita l’allerta relativa alle malattie infettive trasmissibili dall’animale. Ma ora la conferma della presenza in Italia arriva dalla Regione.

Sono tre i casi sospetti e poi confermati dell’infezione da vaiolo delle scimmie. Si tratta di 3 uomini, tutti giovani, di ritorno dall’estero, Spagna e la città di Vienna. Così come riporta Leggo, il direttore dell’Istituto per le malattie infettive di Roma Lazzaro Spallanzani, Francesco Vaia avrebbe ribadito a Rai Radio1: “Non è una nuova malattia, non deve destare allarme. E’ un vaiolo minore. Lunedì o martedì lo sequenzieremo e potranno da lì partire le classiche prove per vedere se il vaccino attualmente disponibile può essere neutralizzante o meno”

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(Pixabay)

Si chiama virus Monkeypox, virus del vaiolo delle scimmie. Si tratta di un virus che si trasmette dall’animale all’uomo ma il monitoraggio è appena iniziato. I tre casi confermati dalla Regione Lazio e dall’Assessore alla Sanità, Alessio D’Amato, non avrebbero avuto contatti tra di loro ma due di loro sarebbero rientrati da una vacanza alle Canarie.

Processato il virus, lo Spallanzani conferma: “Non bisogna allarmarsi”

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I tre pazienti, presi in cura dallo Spallanzani di Roma starebbero bene e le loro condizioni sarebbero stabili, i sintomi sono lievi: febbre di breve durata, pustole localizzate su alcune parti del corpo e ingrossamento delle ghiandole linfatiche. Il sistema Salute prevede quindi di monitorare diffusamente la situazione che risulterebbe, come riporta Leggo, “ancora sotto controllo”. In Istituto sarebbero presenti farmaci antivirali che potrebbero essere utilizzati in maniera sperimentale qualora fosse necessario intervenire in maniera più specifica.

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Il laboratorio di virologia, presente all’interno dell’Ospedale, sta già sequenziando il virus e pubblicherà nei prossimi giorni, già durante la prossima settimana, report aggiornati. “Si prevede di isolare il virus che ha colpito queste persone. In particolare si potrà studiare se nel sangue di persone che sono state vaccinare contro il vaiolo, persone che oggi hanno più di 50 anni, sono presenti anticorpi che neutralizzano questo virus e cellule immunitarie in grado di attaccarlo. L’isolamento virale permetterà, inoltre di eseguire test per la diagnosi sierologica di questa infezione”.

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I casi sospetti sarebbero stati a contatto stretto con circa dieci persone ciascuno. Il monitoraggio dell’ISS a contatto con il Ministro della Salute Roberto Speranza è quindi vigile e attivo. “Abbiamo un buon sistema di sorveglianza, il Seresmi che sta lavorando per ricostruire l’albero dei contatti. Su questo chiediamo una grande collaborazione tra i soggetti interessati”, ha concluso l’Assessore D’Amato. Anche la Commissione Europea monitora la situazione a livello generale relativamente ai contatti e alla diffusione del vaiolo delle scimmie.

La malattia risulterebbe comunque a “bassa trasmissibilità” tra persone non in contatto stretto. Per contatto stretto sono intesi rapporti sessuali e trasmissione aerea delle particelle droplet di respiro ad una distanza ravvicinata con la persona infetta. Per tutti coloro che si sono vaccinati contro il vaiolo – in Italia la vaccinazione fu distribuita negli anni tra il 1977 e il 1981 – non dovrebbero rischiare l’infezione ma su questo gli scienziati dovranno concludere le analisi preliminari prima di dare un verdetto finale.

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