Monza, 41enne rifiuta gli arresti domiciliari e torna in carcere: il motivo è sconvolgente

Un uomo rifiuta i domiciliari e sceglie volontariamente di tornare in carcere. “Meglio in carcere che a casa con mia moglie”

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Carabinieri (Pixabay) YESLIFE.IT

Molti pagherebbero oro per poter scontare la loro pena tra le mura domestiche, ma non in questo caso, in cui la propria casa era divenuta peggio di una prigione.

La richiesta di tornare in carcere e la rinuncia ai domiciliari

Una decisione apparentemente bizzarra, quella di un uomo di 41 anni, che dopo essere stato arrestato, rinuncia ai domiciliari e opta volontariamente per la reclusione in carcere.

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Lampeggiante (Pixabay) YESLIFE.IT

Già da cinque mesi l’uomo era recluso in casa, a Seregno,  con sua moglie, con cui aveva una relazione molto instabile. , originario di El Salvador, secondo quanto è stato riferito dai carabinieri diventava violento e irascibile, soprattutto quando beveva, mettendo in pericolo la donna.

Il tribunale di sorveglianza ha concesso la richiesta. “Meglio in carcere” aveva detto il rapinatore

Dopo l’ennesima lite, però, ecco la richiesta di tornare in carcere, dove inizialmente era stato rinchiuso per i reati di rapina, resistenza a pubblico ufficiale e lesioni personali, tutti atti commessi a Milano nel 2013.

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Carabinieri (Pixabay) YESLIFE.IT

La conferma della condanna, a sei anni di carcere, era avvenuta in via definitiva a marzo scorso, quando aveva scelto di scontare la pena nella propria casa. Ancora una volta i due coniugi stavano discutendo e il 41ennein preda all’alcol ha afferrato un coltello e ha minacciato di farsi del male. Dopo l’intervento dei carabinieri, ha perciò espresso la volontà di tornare in carcere, per una maggior serenità psico fisica e soprattutto per non fare ulteriori torti alla moglie e ha detto

 “Meglio in carcere che a casa con mia moglie”

Il tribunale di sorveglianza non ha potuto fare altro che accogliere questa richiesta.
Una storia che nel delirio più totale ha, tuttavia, tratti di grande lucidità, da parte dell’uomo, che da solo si è reso conto di non poter continuare a vivere e a fare vivere una situazione di disagio alla consorte. Un atto di comprensione riguardo la vicenda anche da parte delle forze dell’ordine che hanno capito repentinamente quale fosse la cosa più giusta da fare.

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