Covid-19, il medico sportivo: “Dimenticate queste abitudini. È un rischio”

Il medico sportivo Maurizio Casasco, presidente della Federazione europea medici dello sport e di quella italiana, spiega perché non si dovrebbe correre in strada in tempi di Covid-19

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Attività fisica (Getty Images)

Intervistato ai microfoni del ‘Corriere della Sera‘, Maurizio Casasco, presidente della Federazione europea medici dello sport e di quella italiana, ha parlato delle misure per il contenimento del Covid-19 in Italia. In questo senso il medico, che si trova in questo momento chiuso in casa, boccia anche la possibilità di fare attività fisica anche in solitaria.

No alla corsetta, anche se in solitario è comunque un modo di esporre noi stessi e la comunità al rischio di contagio. Chi esce per jogging tende a sostare presso le panchine, fermarsi per lo stretching. Abitudini da dimenticare“. Per quanto riguarda se stesso dichiara. “Vado una volta al giorno in studio perché devo farlo. Per il resto seguo alla lettera le misure di prevenzione“.

Nessuna retromarcia sulle corse per le strade, nemmeno in quelle meno frequentate e in orari specifici. “No, correre per la strada è una fuga dai propri doveri civici ed è un rischio ulteriore. Sono d’accordissimo con chi sostiene la linea di estremo rigore. Non ci devono essere zone grigie nei nostri comportamenti. E poi mi chiedo, all’improvviso gli italiani sono diventati tutti così sportivi? Mah…“.

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Covid-19, il medico sportivo Casasco: “Fate attività fisica dentro casa”

Il suo suggerimento è questo. “L’attività dentro casa è un buon sostitutivo anche in mancanza di giardino e terrazzo. Ci sono chat e programmi web che propongono schemi di allenamento per ogni livello. Bastano un tappetino e, per chi l’ha, una cyclette. Il virus quando arriva non fa condoni né sanatorie“. Sullo stop per il settore giovanile scolastico fino al 30 giugno e la conclusione della stagione. “Sì. Inutile tergiversare. La gente ha bisogno di certezze, si riprende a settembre“.

Mentre sulle altre federazioni sportive. “L’esperienza italiana è vista come un modello da seguire non solo perché siamo il primo Paese occidentale ad affrontare questa emergenza, ma anche in quanto noi siamo sempre stati un punto di riferimento, come federazione medica del Coni e come società scientifica. La nostra specialità è nata qui con l’istituzione di un corso post laurea di 4 anni“.

Infine il dottore attacca chi chiede il momento in cui possa riprendere il campionato: “Smettiamola di parlare di quando riparte il campionato. In questa fase così difficile per la nazione dobbiamo avere senso di responsabilità. Ognuno deve rinunciare a una parte dei propri interessi. Sportivi, professionisti, presidenti di federazione, chi tratta i diritti televisivi del calcio. Rispettiamo la scala dei valori. Spazziamo il campo da preoccupazioni ridicole di fronte a quanto sta succedendo“.

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Attività fisica (Getty Images)

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