L’aceto, prima dell’amuchina per aiutare a prevenire le malattie

Prima dell’amuchina c’era l’aceto come sostanza principale per cercar di prevenire malattie infettive

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ARLINGTON HEIGHTS, IL – APRIL 30: A shopper looks over bottles of rice vinegar at Mitsuwa Marketplace April 30, 2004 in Arlington Heights, Illinois. For such reasons as health, flavor and cooking purposes, Asian food and related cooking ingredients are becoming more popular in the U.S. as newer Asian supermarkets are opening and stocking the unique ingredients for use in the cuisine. (Photo by Tim Boyle/Getty Images)

L’emergenza Coronavirus tiene alto il livello di attenzione della popolazione nell’utilizzo del materiale domestico e della cura personale. Oggi il rimedio più significativo per ovviare all’alta contagiosità del nemico è l’amuchina. Una sostanza acquosa più diluita, ma che nasce come disinfettante alimentare. In questo periodo è anche un’ottima soluzione per ovviare il problema del contagio attraverso il contatto con gli elettrodomestici di casa o qualsiasi altro materiale che potrebbe nascondere l’esistenza del Covid-19.

Anni fa invece, nelle case delle persone, spopolava l’aceto come rimedio disinfettante di stoviglie e realizzazioni igieniche. Il Comune di Cesena nel lontano 1911 fece stampare un piccolo fascicolo che recitava tutti i dettagli per evitare la diffusione del colera. Il consiglio era quello si sfregare bene le stoviglie con l’azione dei batteri Gram-negativi che costituiscono l’aceto. In seguito si poteva aver accesso all’utilizzo del materiale che permetteva alle persone di cucinare cibi: consigliabile in tal senso il tempo lungo di cottura.

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L’aceto, sollievo da malanni nell’antichità, ma non toccasana per il virus

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Aceto (Getty Images)

L’aceto considerato come sostanza il cui liquido acido, come derivato del nome tecnico, è ottenuto dal vino. In presenza di aria e acqua, i batteri di cui esso si compone reagiscono, ossidando l’etanolo contenuto appunto nel vino.

Ma l’aceto non affonda le sue radici originarie nella lotta al Coronavirus. Ma di certo aiuta a prevenire le menti afflitte dal dubbio sull’origine della Sars-Cov-2. Sarebbe di buon’usanza consumare due dita di aceto per schiarirsi la mente e cancellare ogni dubbio relativo all’artificialità del Coronavirus.

Ma l’aceto si può definire la madre di tutte le panacee che l’hanno succeduto per l’uso nobile che è stato riscontrato persino nell’antica Roma. Rappresentava un sano condimento per gli alimenti (come oggi), ma era considerato anche una bevanda dissetante che reintegrava i sali perduti. Dunque reagente integratore per il riassesto delle difese immunitarie.

Veniva utilizzato nel campo della Medicina per dare sollievo contro i malanni dovuti agli strappi muscolari e i dolori articolari. L’oggi conosciuto sistema di confezionamento del materiale d’uso domestico e non solo, definito “packaging” deve le sue origini grazie all’aceto. Gli antichi romani utilizzavano i mezzi di confezionamento della sostanza attraverso dei vasetti.

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Vino Rosso (Getty Images)

Il buono stato di mantenimento in luoghi umidi, permetteva il riutilizzo dell’aceto, scoprendone i suoi benefici, proprio come il vino che più invecchia, più affina le sue qualità.

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