Il virologo Crisanti spiega perché non si arrestano i decessi per Covid-19

Il virologo Andrea Crisanti, intervistato da Sky Tg 24, ha parlato dei decessi provocati dall’epidemia da Covid-19 diffusasi in Italia.

Veneto Crisanti
Il virologo Andrea Crisanti (foto dl web)

Il picco dell’epidemia in Italia sembra essere ormai alle spalle con i dati sempre più in calo orma da diverse settimane. Purtroppo, però, ancora quotidianamente si registrano diversi decessi, anche se gli incrementi giornalieri siano molto più bassi di quelli dei mesi precedenti. A spiegare perché vi siano ancora vittime è il professor Andrea Crisanti intervenuto ai microfoni di Sky Tg 24.

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Epidemia, il virologo Crisanti: “I decessi per queste malattie avvengono dopo alcune settimane

Coronavirus
(Getty Images)

Ormai da settimane, l’epidemia da Covid-19 ha allentato la sua morsa sull’Italia. A dimostrarlo sono i numeri che da oltre un mese sono in calo. Le decrescite più significative si sono registrate relativamente ai pazienti attualmente positivi passati dagli oltre 108mila al 20 aprile ai poco meno di 35mila di ieri. Anche le terapie intensive hanno registrato un sensibile calo: 2.254 ricoveri in meno dal 20 aprile per un totale di 283 segnalati nell’ultimo bollettino. Purtroppo non si ferma, invece, la crescita dei decessi (33.964), i cui incrementi giornalieri rimangono comunque molto lontani da quelli registrati tra marzo ed aprile. A spiegare perché ancora si muore in terapia intensiva è il virologo Andrea Crisanti, ai microfoni di Sky Tg 24.

Secondo il professore, questo accade da una parte perché il decesso per questo tipo di malattie sopraggiunge dopo alcune settimane di cure durante le quali si cerca di curare i pazienti. “Va inoltre tenuto presente -prosegue il virologo, come riporta Askanewsche nella fase più esplosiva dell’epidemia in rianimazione venivano ammesse, specialmente in Lombardia, soltanto persone che avevano una certa probabilità di riprendersi “.Crisanti prosegue affermando che nel momento in cui la pressione sui reparti di rianimazione degli ospedali si è attenuata sono cambiati anche i criteri per l’ammissione dei pazienti e sono entrati in rianimazione anche quelli in condizioni più disperati che magari precedentemente non erano stati ammessi e sarebbero morti pochi giorni più tardi.

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C’è anche -conclude il professor Crisanti, come riporta la redazione di Askanews- quindi un effetto di trascinamento di casi gravi legati all’aumentata capacità“.

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