Si abbassa l’età media dei contagi: il parere degli esperti

Il coronavirus avrebbe cambiato bersagli o meglio si sarebbe abbassata l’età media dei soggetti colpiti da esso: nuove rilevazioni parlano di un’età media  dei contagi pari a 55 anni.

Coronavirus
(Getty Images)

Nuove rilevazioni parlano di un abbassamento dell’età media dei pazienti colpiti dal coronavirus. Ed infatti, il Covid-19, diversamente da quella che era all’inizio dell’epidemia la fascia colpita, starebbe attaccando i soggetti con età media pari a 55 anni contagiati in ambito familiare.

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L’età media dei contagi scende: si attesta sui 55 anni

I dati sull’epidemia resi noti dalle istituzioni confermano che la curva dell’epidemia è in netta discesa. Eppure ogni giorno continuano a registrarsi centinaia di casi. Questi però non sempre devono essere ritenuti quali nuovi contagi bensì come nuove diagnosi. I primi, infatti, sarebbero estremamente rari. Ad affermarlo, riporta il Corriere della Sera, il professor Matteo Bassetti del San Martino di Genova, nonché il dottor Alberto Zangrillo dell’Ospedale San Raffaele di Milano, ed il collega Sergio Harari pneumologo all’Ospedale San Giuseppe MultiMedica.

A monitorare i dati complessivi provvede l’Istituto Superiore della Sanità che nelle ultime settimane, a mezzo di un report condotto dal Professor Patrizio Pezzotti ha rilevato una diminuzione dell’età media dei soggetti colpiti. Stando a quanto riferito a Il Corriere della Sera, lo studio ha evidenziato che ad essere colpite oggi sarebbero soggetti più giovani rispetto a quelli della prima fase dell’epidemia. Si sarebbe passati dai 60 ai 55 anni. Essendoci meno casi, la possibilità di effettuare diagnosi anche su coloro i quali mostrano meno sintomi è esponenzialmente aumentata.

In ordine ai nuovi contagi è intervenuto anche il dottor Vittorio Demicheli, dirigente dell’Ats di Milano. Quest’ultimo avrebbe affermato che nella prima settimana di questo mese, il 5% dei casi provenivano dalle Rsa, il 3% facevano parte della categoria degli operatori sanitari, il 10% erano risultati positivi all’esito dei test sierologici, mentre l’82% si registravano tra i cittadini. Ora nella maggior parte dei casi questi contagi potrebbero essersi registrati in ambito familiare.

Il Professor Massimo Galli, primario del Sacco di Milano, avrebbe altresì aggiunto che vero è che i pazienti sono più giovani, ma vero anche che presentano sintomi meno gravi. Sussistono ancora polmoniti gravi nei più anziani ma non sono nuovi contagi, piuttosto infezioni risalenti. Anche il dottor Galli avrebbe confermato le parole dei colleghi circa la diminuzione dei ricoveri aggiungendo che i contagi a Milano si sarebbero registrati maggiormente in casa, prima e durante il lockdown. Quanto ai nuovi casi, sarebbero rappresentati da quei soggetti che sono riusciti ad effettuare il tampone. La malattia non è finita, a passare è stata solo la prima ondata.

Il dottor Harari, dal canto suo, ha spiegato che sicuramente qualcosa è accaduto all’aggressività del virus, ed a suo avviso non dipenderebbe soltanto dalla carica virale e dal numero dei nuovi casi.

L’analisi dell’Iss è, invece, differente. Sempre il professor Pezzotti afferma che casi gravi sono diminuiti, ma non perché la malattia è cambiata.

Quali sono i luoghi a maggior concentrazione di rischio contagio

Al momento, secondo quanto rilevato dall’Iss sarebbe tra le mura domestiche che si verificherebbe il maggior numero di contagi. Perché è proprio in ambito familiare, riferisce il professor Pezzotti, che si registra il maggior numeri di tamponi positivi. La Regione Lombardia, nonostante il virus abbia allentato la sua morsa, continua a mostrare molti focolai. Peraltro ad essere colpiti ancora numerosi medici ed infermieri, o meglio l’intero settore degli operatori sanitari.

Questo non si traduce in un aumento dei casi, ma semplicemente nel risultato di un maggior controllo. Per tale ragione non ci sarebbero segnali d’allarme. Questo però non deve portare, prosegue Pezzotti, ad abbassare la guardia: se dovessero registrarsi contagi tra giovani, infatti, lo si saprà tra due settimane all’incirca. Il professore ha aggiunto, in chiosa che ad oggi pare che i luoghi di lavoro non rappresentino una minaccia. Ciò sicuramente poiché le aziende stanno facendo rispettare tutte le regole di prevenzione.

Nuove infezioni a causa del termine del lockdown: il parere degli esperti

Sembrerebbe dunque che la riapertura e la fine del lockdown non abbiano portato ad una tragica recrudescenza della malattia.

Il professor Zangrillo avrebbe affermato, riporta Il Corriere della Sera, di essere felice che le sue previsioni hanno trovato un riscontro. Le misure per limitare i contagi hanno dato i lori effetti ed a breve l’epidemia sarà soltanto un brutto ricordo nella mente degli italiani.

Il dottor Galli, sarebbe stato un po’ più duro nei toni. Resta scettico nei confronti di atteggiamenti troppo superficiali e leggeri da parte dei giovani.

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Il coronavirus come ribadito da esperti ed istituzioni è ancora in circolo. Tuttavia grazie ad un costante monitoraggio ed al rispetto delle norme di prevenzione, la curva epidemiologica tenderà allo zero. Stando a quanto riferisce l’Iss, se il trend continuerà ad essere quello del mese di giugno per l’estate il peggio sarà passato. Ovviamente per parlare di normalità bisognerà ancora attendere, ma di certo la pressione sarà minore.

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