Chernobyl | il destino dei tre eroi immersi nelle acque radioattive

Il disastro nucleare di Chernobyl è ancora vivo nelle menti di molti. La serie tv del 2019 mostra cosa accadde a tre personaggi eroici realmente esistiti.

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Cosa avvenne ai tre eroi di Chernobyl FOTO Getty Images

Nel corso del 2019 sono diverse le serie televisive che ci hanno intrattenuto alla grande. E ‘Chernobyl‘ è certamente tra le più acclamate e tra le migliori in assoluto mai realizzare in quell’anno.

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In pochi episodi questa opera televisiva ha raccontato con chiarezza e romanzando il giusto, senza eccedere, i terribili fatti di ciò che accadde il 26 aprile 1986 nella centrale nucleare della omonima località dell’Ucraina. L’incidente radioattivo che ebbe luogo allora presenta delle ripercussioni ancora oggi nella flora e nella fauna. E la zona è presidiata a vista, giorno e notte, da soldati dell’esercito pronti anche ad aprire il fuoco su eventuali intrusi non autorizzati, qualora le circostanze lo ritengano opportuno. Le vicende del telefilm sono incentrate sulla figura di tre eroi.

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Chernobyl, le vicende mostrate nel telefilm ispirate da tre personaggi reali

I personaggi, ispirati alle loro controparti davvero esistite, sono:

Alexei Ananenko (ingegnere meccanico)
Valeri Bespalov (un capo ingegnere)
Boris Baranov (supervisore)

Di questi, due sono ancora vivi. I tre si tuffarono nell’acqua completamente contaminata dalle radiazioni ad altissima intensità. Penetrarono nell’edificio dove si verificò il disastro con il compito preciso di aprire le porte per dare sfogo alla deflagrazione. Ed impedire così una sciagura nella sciagura, con il possibile collasso del materiale nucleare fuoriuscito dal nocciolo. Con non poca sorpresa i tre riuscirono a sopravvivere, nonostante la forte esposizione alle radiazioni che avrebbe potuto aumentare di molto il pericolo di incappare in manifestazioni tumorali.

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Nel 2005 fu Baranov a morire, ma per via di un attacco di cuore. Ananenko, intervistato su quanto vissuto sulla propria pelle, si è sempre schernito, dicendo di sé stesso che non si ritiene un eroe. “Stavo solo facendo il mio lavoro”. Ananenko ha 59 anni e vive alle porte di Kiev in modeste condizioni. Lui ed i due colleghi percorrettero sott’acqua i corridoi allagati. “Lo facemmo senza alcuna paura e con la piena volontà di eseguire gli ordini giunti dall’alto”.

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