Scomparsi | Simona Floridia, un giro in moto ed una telefonata registrata

Simona Floridia scomparve quando aveva 17 anni da Caltagirone (Catania) il 16 settembre del 1992: lo scorso febbraio un ragazzo è stato imputato per la sua morte.

Simona Floridia
Simona Floridia (Chi l’ha visto?)

Della bella e giovane Simona Floridia si perdono le tracce il 16 settembre del 1992. Aveva 17 anni quando scomparve dalla sua Caltagirone, nota cittadina in provincia di Catania. Dopo 25 anni dall’apertura del caso una svolta, che ha portato sul banco degli imputati per omicidio la persona che all’epoca dei fatti fu l’ultimo ad avere contatti con Simona. Ma cosa le è accaduto? Cosa si nasconde dietro la scomparsa della 17enne?

Simona Floridia la 17enne scomparsa da Caltagirone il 16 settembre del 1992

Simona Floridia era una studentessa: frequentava il liceo classico di Caltagirone. Suo padre funzionario di banca, sua madre impiegata al Comune. Una famiglia normale, una vita normale, stravolta nel 1992 dalla scomparsa della ragazza.

Carabinieri
(bepsphoto – Adobe Stock)

Leggi anche —> Scomparsi | Marco Ferrai, il ragazzo svanito nel nulla ed i genitori uccisi dopo due mesi

Il 16 settembre Simona saluta i genitori ed esce di casa intorno alle 18:30. Raggiunge delle amiche, le quali riferirono agli inquirenti che la 17enne fece una telefona da una cabina telefonica. A parlare con gli investigatori anche un ragazzo, Andrea Bellia, il quale disse di aver fatto un giro in moto con Simona durato quasi un ora e di averla accompagnata poi in un bar.

Intorno alle 21, la madre della 17enne – preoccupata per il mancato rientro della figlia- si mette alla sua ricerca. Alcune persone le dissero di averla vista fino a poco tempo prima, ma di lei nessuna traccia. Da lì il panico che fa scattare la macchina delle ricerche. Investita del caso anche la redazione di “Chi l’ha visto?” la quale nel 1994 riceve un messaggio in segreteria. Si trattava di una richiesta d’aiuto fatta ascoltare alla madre di Simona, la quale però disconosce la voce: non era quella di sua figlia.

Le indagini proseguono, e dopo molto si fanno avanti due amiche della 17enne. Le ragazze dissero che da un po’ di tempo Simona frequentava un transessuale di nome Alessia che pare fosse anche una maga. I magistrati si concentrano su questa figura. Tra gli effetti personali della scomparsa vennero infatti trovati strani oggetti riconducibili a questa Alessia: un suo ritratto, una pozione magica, ed alcuni libri. Elementi che avevano indotto soprattutto la famiglia a ritenere che il trans potesse avere a che fare con la sparizione della figlia. La maga venne processata solo per falsa testimonianza, accusa su cui patteggio a sei mesi di reclusione.  Una condanna che fece ritenere potesse essere probabile che Simona frequentasse persone sconosciute alla famiglia.

I genitori della 17enne continuarono ad indagare ed a seguire numerose piste una della quali li portò ad una maestra in pensione di nome Giusy. In casa di questa donna, si tenevano delle sedute di una specie di setta nata per contrastare il “maligno”. Fu li che la madre della ragazza conobbe Giampiero un ragazzo che si proclamava il “terzo Gesù” e che rivelò alla donna come sua figlia stesse bene. Disse di averla conosciuta a Milano poiché Simona era entrata in un giro di “maghi” che non le permettevano di avere contatti con l’esterno.

Nel 1995 proprio questo Giampiero portò la madre della ragazza a Milano, promettendole un incontro con quest’ultima. Circostanza che non si verificò mai.

La vera svolta, però, si è registrata a 25 anni di distanza. L’avvocato della famiglia entrò in possesso di una registrazione telefonica.  Mario Licciardi, amico di Andrea Bellia,  avrebbe detto alla sua fidanzata Rossella Figura che lo stesso Bellia gli aveva confessato di aver ucciso Simona. Dopo questa sconvolgente scoperta il caso di scomparsa venne riaperto e l’uomo, ossia colui con il quale la 17enne fece quel giro in moto prima di sparire, messo alla sbarra degli imputati.

Leggi anche —> Scomparsi | Luigi Fanelli, il militare innamoratosi della donna sbagliata

La testimonianza registrata venne comprovata nel corso dell’incidente probatorio. Secondo la pubblica accusa il 16 settembre del 1992, Bellia aveva portato Simona a Monte San Giorgio. Tra i due sarebbe nato un alterco all’esito del quale la ragazza sarebbe stata spinta in un burrone. Omicidio premeditato l’accusa mossa nei suoi confronti.

Tribunale
(Getty Images)

Il processo è ancora in corso. Bellia si dichiara innocente ed i testimoni ascoltati sino ad oggi sono innumerevoli. Resta però che il corpo della giovane Simona non è stato ritrovato.

Impostazioni privacy