Caso Liliana Resinovich: tre certezze in oltre tre mesi di mistero

Alcuna risoluzione definitiva sul giallo di Trieste. Proseguono le indagini sulla morte di Lilly: tre verità certe sulla morte di Lilly.

Ancora mistero sul giallo di Trieste. Dopo più di tre mesi dalla scomparsa (14 dicembre) e dal successivo rinvenimento del cadavere (5 gennaio) di Liliana Resinovich, il caso è ancora freddo. Seppur lontana da una risoluzione definitiva, l’inchiesta prosegue silente a grandi ritmi. Finora grandi passi sono stati fatti dalla Squadra Mobile, stando alle rassicurazioni del Procuratore Capo di Trieste Antonio de Nicolo. Dalla lunga lista degli esami in programma emergono i primi risultati. Analizziamo brevemente tre certezze sul decesso della 63enne di Trieste.

 

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Liliana è scomparsa il 14 dicembre dello scorso anno. Rinvenuta senza vita il 5 gennaio nel boschetto dell’ex ospedale psichiatrico di San Giovanni, a pochi passi dalla sua abitazione, Liliana Resinovich e la sua morte restano agli occhi degli inquirenti ancora un giallo tutto da sbrigliare. Il groviglio di dubbi e incertezze avvolge il delitto di Trieste sin dal giorno della sparizione della 63enne.

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Il giallo di Trieste: tre certezze sulla morte di Lilly

Caso Liliana Resinovich: tre certezze in oltre tre mesi di mistero
Luogo del rinvenimento del cadavere di Lilly (Ansa)

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Al momento la lista degli indagati resta bianca, così come il fascicolo dell’inchiesta resta aperto per “sequestro di persona”. Accanto al rinvenimento del dna misto, a cui si sono sottoposti volontariamente l’ex marito Sebastiano Visintin e l’amico di vecchia data, nonché presunto amante, di Lilly Claudio Sterpin, nuovi indizi emergono dagli esiti degli esami effettuati. In attesa dei risultati degli esami irripetibili e di esclusione della traccia genetica finora tre verità iniziano a schiarire alcuni aspetti del caso.

Liliana Resinovich

  • non è stata avvelenata: la 63enne triestina non è morta per intossicazione. È questa la verità dell’esito degli esami tossicologici sulla salma di Lilly. La consulenza è stata effettuata su richiesta del Procuratore Capo di Trieste Antonio de Nicolo. Stando alle sue dichiarazioni, l’esito rivela che la vittima non ha assunto sostanze xenobiotiche, droghe e farmaci nelle fasi precedenti al decesso. Rinvenute invece tracce di tachipirina e aspirina.
  • non è stata picchiata: tra i primi risultati autoptici di gennaio: sul corpo di Lilly non sono stati rinvenuti evidenti segni di violenza. Al momento la pista avanzata degli inquirenti pende ancora sulla pista suicidaria.
  • era ancora viva tra le 8:00/9:00 del 14 dicembre: a quell’ora la vittima sarebbe stata avvistata di fronte alle vetrine del negozio Iva, la fruttivendola di via San Cilino, San Giovanni. Stando a quanto riferisce la commerciante citata dal Quotidiano Nazionale, la 63enne aveva uno sguardo cupo e inquieto. In seguito, la donna è stata avvistata dai dispositivi di videosorveglianza di piazzale Gioberti.
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