“Chi l’ha visto?”, caso Liliana Resinovich: il giallo si infittisce, il test del Dna scagiona il marito ma qualcosa non torna

Proseguono le indagini di Rai 3 per trovare il colpevole della 63enne trovata morta a pochi passi da casa, soluzione a portata di mano?

In onda dal 30 aprile 1989 “Chi l’ha visto?” risulta essere uno dei programmai Rai più longevi. Merito tutto del suo appeal accattivante ed i temi di attualità portati sempre in primo piano soprattutto per via di casi mai risolti che la sua squadra dietro le quinte porta avanti con professionalità e dedizione.

Liliana Resinovich giallo si infittisce dettagli
Liliana Resinovich (Instagram)

Alla guida del format l’instancabile Federica Sciarelli che puntata dopo puntata cerca di far luce su alcuni dei casi irrisolti del nostro Paese. Ultimo fra tutti, che ancora non ha trovato una pista sicura ed un colpevole, il caso della 63enne pensionata Liliana Resinovich, trovata morta all’interno di un sacco nero nel bosco a pochi passi dalla sua abitazione.

Sembra il marito sia stato scagionato dalle accuse, verso dove puntano dunque ore le indagini?

Liliana Resinovich chi è il colpevole? Le indagini portano in un’unica soluzione

La donna è stata trovata morta lo scorso 5 gennaio proprio dal marito Sebastiano Visintin che subito è stato accusato dalla Polizia come possibile colpevole del misfatto.

Qualcosa però avrebbe ribaltato le carte in tavola. Infatti l’analisi scientifica della traccia biologica maschile trovata sul cordino che stringeva al collo di Liliana i sacchetti neri ha dato esito negativo. Il Dna non corrisponde infatti a quello di Sebastiano, né all’amico Claudio Sterpin, e tantomeno al vicino di casa Salvatore.

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La scientifica sta cercando di indagare quindi sugli oggetti trovati accanto al corpo della vittima scomparsa da casa il 14 dicembre 2021 e trovata cadavere nel parco dell’ex ospedale psichiatrico. Con lei né la fede nuziale e né il cellulare.

Il corpo rivenuto dal coniuge era in posizione fetale, chiuso in due sacchi neri da rifiuti, mentre la testa infilata in due buste di plastica, chiuse dal famoso cordino oggetto dell’analisi del Dna.

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L’autopsia ha escluso tracce di violenza e anche consulenza tossicologica della Procura ha dato esito negativo al fatto che Liliana sia stata avvelenata o drogata. Quel che è certo al momento è che sono state trovate tracce di un’aspirina e di una tachipirina. Dunque chi sarebbe il killer? È ancora in libertà? L’ultima vederla in vita sarebbe stata la fruttivendola di via San Cilino, negozio sulla strada che porta poi al bosco.

La donna interrogata ha ammesso che la signora “Era scura in volto, come preoccupata“. Cosa l’avrà condotta alla camminata in solitaria? Vedremo se le prossime indagine e accertamenti porteranno a qualche esito più sicuro sul caso.

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