Covid-19 Italia, l’esperto: “Numeri inesatti sull’epidemia”

Covid-19 Italia, un esperto virologo avverte sui numeri inesatti dell’epidemia e sugli errori commessi nel contenimento dei contagi

Covid-19 Italia
Coronavirus (Getty Images)

Nonostante il lieve calo, negli ultimi tre giorni, del trend di incremento dei contagi, l’emergenza coronavirus in Italia rimane a livelli altissimi. 54.030 gli attuali positivi al Covid-19, 6.820 i decessi. Numeri preoccupanti, destinati, purtroppo, a salire ancora nei prossimi giorni. La speranza è che le misure di contenimento dei contagi imposte dal Governo possano dare i propri frutti al più presto. Ma c’è chi è estremamente critico sulla faccenda e pone l’attenzione su un’emergenza ancora più grande di quanto descritto dai dati. Andrea Crisanti, direttore dipartimento di medicina molecolare e Professore di epidemiologia e virologia dell’Azienda Ospedaliera dell’ Università di Padova, ha rilasciato un’intervista al portale scientifico ‘Globalist’ in cui spiega i maggiori fattori di allarme.

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“Contenimento e sorveglianza sono stati fatti male – ha dichiarato Crisanti – Una follia tenere le persone a casa e le fabbriche aperte. La maggiore sfida è trovare gli asintomatici. Ma anche fare lo screening a più persone possibile, raggiungendole a casa se chiamano invece di lasciarle senza assistenza. A quel punto, monitorare anche le persone attorno a loro, a raggi concentrici. In Italia manca cultura epidemiologica. La mappatura serve anche se in un primo momento una persona è negativa, il monitoraggio va fatto anche giorni dopo. I numeri? Sono tutti sbagliati, in Lombardia non si contano i casi domiciliari e per questo la mortalità sembra molto più alta. C’è quindi un numero di contagiati, stando alle medie, prossimo ai 100mila. Quindi in tutta Italia si potrebbe essere già intorno ai 150mila. E questo da’ la dimensione del disastro. Il sistema sanitario lì è crollato, in Veneto più o meno ha tenuto e c’è stata una mappatura migliore. Cosa si può fare adesso? La Lombardia deve stare ferma per tre settimane, ferma nel senso che non deve muoversi nessuno. Se ci si può riammalare? Questo non si sa. Al sud si può ancora evitare quanto accaduto in Lombardia, ma si deve agire tempestivamente. Se si trovano dei focolai anche minimi, bisogna chiudere tutto e testare ogni persona. Il problema non è dei costi, è che non si vuole ammettere l’errore”.

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