Covid-19, il ministro Manfredi: “Siamo impreparati, il motivo”

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Il ministro Manfredi spiega perchè siamo impreparati di fronte all’emergenza coronavirus. L’austerity degli ultimi anni ha indebolito la sanità

Il ministro Manfredi spiega perchè siamo impreparati di fronte all’emergenza coronavirus. L’austerity degli ultimi anni ha indebolito la sanità: “Il peso delle decisioni in questi momenti si fa sentire. Ma sono convinto che tutti insieme ne usciremo”, dice il ministro dell’Università Gaetano Manfredi. Anche adesso che è al governo, il professore si fa guidare dalla bussola dello studioso e guarda a ciò che potremo imparare da questo drammatico bivio della storia: “La competenza viene prima di tutto. È questa una delle lezioni che ci lascerà la crisi”.

Allora non è vero che “uno vale uno”, ministro Manfredi?
“In passato ci siamo accontentati di persone che avevano il consenso elettorale. Ma non è sufficiente. Servono donne e uomini che abbiano la conoscenza profonda delle materie sulle quali si devono mettere a punto strategie e provvedimenti”. L’altra lezione qual è? “Stiamo pagando le conseguenze di anni di politiche che hanno indebolito il sistema sanitario. Questo vale per la nostra regione, la Campania, ma anche per il resto d’Italia e d’Europa”.

In Campania sono stati chiusi pronto soccorso e ospedali, possiamo dire che è stato un errore?
“Le politiche di austerity hanno fatto sì che il sistema si trovasse impreparato dinanzi all’emergenza. Ma insisto, è un problema che riguarda anche altre aree del Paese e del Continente. E poi, non basta investire soldi. Servono le persone giuste al posto giusto”.

Vuol dire che nella sanità campana si è fatto troppo clientelismo?
“Ripeto quello che dico da sempre: il merito deve venire prima di tutto. E voglio dare atto che medici e infermieri degli ospedali della nostra regione stanno svolgendo un lavoro eccezionale, così come i loro colleghi medici sul territorio. Di loro siamo orgogliosi. Così come sono orgoglioso di docenti e allievi delle nostre università che hanno continuato a lavorare e studiare on line. Da loro sta arrivando un segnale di impegno civile, è la conferma che la formazione può andare avanti anche in tempi difficili”.

Che pensa delle scelte del governatore Vincenzo De Luca e delle sue ordinanze che in qualche caso sono andate anche oltre le scelte del governo centrale?
“Chi ricopre un ruolo di responsabilità ha il dovere di esercitarlo, soprattutto nei momenti di difficoltà. Il fatto che alcuni presidenti di Regione intervengano su situazioni locali rientra nella collaborazione fra istituzioni”.

È d’accordo sull’impiego massiccio dell’esercito per controllare il rispetto dei divieti?
“Sono d’accordo sulla necessità di utilizzare tutte le risorse, ma non amo la retorica della militarizzazione. Preferisco mettere al centro la responsabilità dei cittadini e la loro capacità di esercitare controllo sociale”.

Secondo lei Napoli come sta affrontando le nuove regole?
“Al di là degli stereotipi, vedo un forte impegno da parte di tutti. Si sta facendo il massimo per uscire da una situazione complicata”.

L’eurodeputato del Pd Andrea Cozzolino rilancia il modello coreano, che prevede il tracciamento a tappeto dei soggetti positivi al virus in alternativa alla chiusura delle città. Qual è la sua opinione?
“È un tema delicato, nel nostro ordinamento il tracciamento della popolazione va necessariamente bilanciato con il rispetto della privacy. Il governo ci sta lavorando, ma intendiamo soprattutto insistere sulla ricerca farmacologica per individuare le cure migliori e un vaccino”.

Oltre alla paura del virus, c’è l’ansia per il futuro. Chiudendo tutto non si rischia una crisi drammatica?
“Capisco la preoccupazione dei cittadini. Ma si farà in modo di sostenere l’economia. Supereremo questa crisi e nessuno resterà indietro”.

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