Coronavirus, la storia di Vincenzo Pennacchia: ”Al risveglio pensavo a un rapimento”

Vincenzo Pennacchia è stato trasferito da Bergamo a Roma in condizioni disperate a causa del coronavirus. Un lungo calvario che però ha superato e dopo 50 è stato dimesso

Vincenzo Pennacchia
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Un calvario lungo e difficile, come quello raccontato da molti, quello affrontato da Vincenzo Pennacchia, 60enne residente a Bergamo e trasferito d’urgenza a Roma. L’uomo, ammalatosi e in gravi condizioni per via del coronavirus, è arrivato al Campus Biomedico di Roma. Qui vi è rimasto per ben 50 giorni, la maggior parte dei quali trascorsi in terapia intensiva.

Una battaglia ardua quella che Vincenzo ha combattuto contro il Covid-19 ma che è riuscito a vincere e che ora racconta senza nascondersi. Una battaglia che lo ha segnato e anche tanto. Ora che è stato dimesso ammette di essersi svegliato e di non capire nemmeno dove si trovasse.

Quando mi sono svegliato non sapevo dove ero e vedendo le persone coperte con i Dispositivi di protezione individuale ho pensato di essere stato rapito”, racconta ai microfoni di repubblica Vincenzo Pennacchia

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Coronavirus, la storia di Vincenzo Pennacchia: “Quando stavo male sentivo un senso di pace”

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Una vera festa per le dimissioni di Vincenzo Pennacchia. Presente anche il presidente della Regione Lazio Zingaretti. Ed è in questa occasione che l’ex paziente e gli operatori della struttura hanno raccontato alcuni aneddoti della sua convalescenza e del suo risveglio.

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“È arrivato in coma profondo, attaccato ad un respiratore, intubato, in una condizione dichiarata dalla tac di altissimo grado di Covid-19 – ha spiegato il direttore del Covid Center Felice Eugenio Agrò – In una scala da 1 a 20 la sua gravità era 18″. Ma nonostante questo i medici e tutto il personale non hanno mollato.

“La chiave di volta? – ha rivelato Agrò – Non mollare mai cercando di poterlo salvare nonostante i segni clinici erano di prognosi infausta finché siamo venuti fuori da questo tunnel”.

Ma i momenti più suggestivi sono raccontati anche da Vicenzo. “Quando stavo male sentivo un senso di pace – ha rivelato – vedevo un grandissimo prato dove la pace era un momento di grande sollievo. Poi però mi spostavo da altre parti ed era, secondo me, il momento di ripresa da quello che era l’avvicinarmi alla vera fine e ricominciare a combattere”. Una forza inaudita quella di Vincenzo che gli ha permesso di vincere la sua personale battaglia contro il Covid-19.

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E come anticipato Vincenzo ha pensato di essere stato rapito al suo risveglio. E lo ha confermato anche il direttore del Covid Center romano. “Signor Vincenzo lei è a Roma non è più a Bergamo – ha detto con il sorriso sulla bocca – e lui mi ha detto un po’ di parolacce”.

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Ed infine: “Per essere rilasciato ha offerto un milione di euro a un infermiere“, ha ricordato ancora Agrò. “Durante questo periodo sono stati tutti meravigliosi – ha concluso prima di lasciare la Capitale Vincenzo – È grazie a loro se ce l’ho fatta”. Coloro che Vincenzo ha definito angeli senza ali. 

 

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