Galli avverte: “Il coronavirus non è un’influenza, può ritornare”

Massimo Galli parla di coronavirus e delle novità in campo a Domenica in. Riaperture troppo permissive per il medico che avrebbe aspettato ancora

Coronavirus Galli
Il virologo Galli (GettyImages)

Massimo Galli, il direttore del Dipartimento Malattie Infettive dell’ospedale ‘Sacco’ di Milano è considerato tra i principali esperti in Italia sui virus. Molto spesso in tv negli ultimi mesi nel cuore dell’emergenza sanitaria, è tornato a far sentite la sua voce e ha mandato un ulteriore monito agli italiani.

Ospite a “Domenica In”, in collegamento con Mara Venier, il professore ha detto chiaramente che la “possibilità di un ritorno c’è, state preparati”. E poi subito la precisazione rispetto all’influenza. Il coronavirus “per quanto si trasmessa come un’influenza – ha detto – non è una influenza. Il virus dell’influenza ha dei suoi comportamenti e caratteristiche verificate, ci torna a fare visita dopo aver fatto il giro del mondo”.

Tra i temi toccati anche quello della riapertura delle Regioni a partire da mercoledì 3 giugno: “credo di essere stato tra gli ultimi ad essere rassegnato a questa idea di far riaprire le Regioni”. Galli lo ha sempre detto, la pandemia non è risolta e diverse volte ha chiarito che serve prudenza e che la gente stia attenta.

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Coronavirus e fase 2, il pensiero di Galli sulle riaperture

coronavirus galli Massimo Galli non solo dalla Venier, ma anche in altre occasioni, non ha nascosto che per le riaperture avrebbe agito diversamente. Secondo il medico si è entrati “a gamba tesa” anche se “sembra che la faccenda si sia messa a posto in termini di gestione e che al momento non ci siano segnali importanti di problemi seri”.

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Una linea permissiva quella adottata dal governo secondo l’esperto che non è poi del tutto favorevole. E se la troppa libertà ci costerà caro per Massimo Gallo lo si capirà verso metà giugno. È questo il tempo stimato per vedere gli esiti della seconda ondata di concessioni. “Allora sapremo di che morte dobbiamo morire o, mi auguro, di che vita potremo vivere”.

E sulla riapertura delle regioni lo dice senza peli sulla lingua cosa avrebbe fatto da medico e studioso: “Senza considerare gli aspetti economici, se avessi dovuto dire cosa fare semplicemente considerando gli aspetti del mio mestiere, avrei detto di aspettare fino a metà giugno”.

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Coronavirus intubato
GettyImages

E Poi conclude: “per riaprire le attività commerciali, almeno fino alla fine di questo mese, usando un criterio di precauzione che avrebbe soffocato l’economia”.

 

 

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