Tumore al seno: scoperto algoritmo utile per la cura della malattia

Un team di scienziati ha scoperto, attraverso uno studio mirato, un algoritmo che sarebbe in grado di individuare cure mirate contro il tumore al seno. Quest’ultime si adatterebbero ai casi specifici.

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Una scoperta rivoluzionaria quella tutta italiana nella lotta contro il tumore al seno. L’Istituto europeo di oncologia (Ieo) di Milano avrebbe trovato un algoritmo in grado di far valutare, caso per caso, la terapia più idonea da adottare per contrastare le metastasi e la malattia.

I risultati ottenuti, grazie anche alla collaborazione dell’AIRC, sono stati resi noti nel corso del congresso della Società americana di oncologia clinica.

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Algoritmo utile nella lotta contro il tumore al seno: la rivoluzionaria scoperta tutta italiana

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L’Istituto europeo di oncologia (Ieo) di Milano, sostenuto dalla Fondazione Airc, avrebbe individuato un modello matematico in grado di prevenire il rischio di propagazione di metastasi in caso di tumore al seno, nonché utile al fine di individuare una cura personalizzata che risulti la più idonea nel singolo paziente. Una cura personalizzata in sostanza.

L’eclatante scoperta, riferisce l’agenzia di stampa Ansa, è stata resa nota nel corso del congresso della Società americana di oncologia clinica. In quell’occasione, peraltro, è giunta anche notizie degli ottimi risultati ottenute dalle cure immunoterapiche nella lotta ai tumori.

Algoritmo per contrastare il cancro al seno: un modello che potrà aiutare gli oncologi

Il modello creato potrebbe fungere da guida per gli esperti aiutandoli a scegliere caso per caso la terapia più idonea da adottare per il singolo paziente. Così facendo potrebbero scongiurarsi sia le terapie troppo blande che quelle eccessivamente aggressive. Ciò ovviamente specificando in fase post operatoria.

Sostanzialmente, riporta Ansa, l’algoritmo di basa su una valutazione di quello che è il predittore genomico, una sorta di tratto distintivo unico del soggetto, e due fattori: i linfonodi e la grandezza della massa tumorale.

Per effettuare lo studio è stato selezionato un campione di 1800 pazienti. Tramite la sperimentazione del modello è emerso che quest’ultimo sarebbe in grado di prevedere il rischio di recrudescenza entro dieci anni molto più efficacemente rispetto ai parametri attualmente impiegati e conosciuti. Ad oggi l’unico efficace è il biomarcatore StemPrintER in grado di rilevare la “staminalità” del tumore mammario il quale indicherebbe la quantità e l’aggressività delle metastasi.

Il Professor Paolo Veronesi, luminare nonché direttore del Programma di Senologia IEO, ha commentato lo studio. L’esperto si dice fiero dei risultati raggiunti ed afferma che la medicina ha compiuto un grandissimo passo in avanti. La possibilità di somministrare una cura personalizzata ad ogni paziente è un obbiettivo anelato da tempo. Veronesi aggiunge che grazie alla cooperazione degli specialisti la medicina individuale adesso è applicabile anche nei casi di tumore al seno.

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Altre buone nuove: terapie immunoterapiche efficaci

Ma non è solo questa la buona notizie sul fronte alla lotta ai tumori. Dal congresso della Società americana di oncologia clinica si apprende che il pembrolizumab, un farmaco immuniterapico, avrebbe restituito eccellenti risultati nella lotta contro il triplo tumore al seno. Il medicinale in combinato con la chemioterapia avrebbe ridotto di oltre il 30 percento il rischio di aggravamento della patologia. A confermarlo, riporta l’agenzia Ansa, i dati di uno studio condotto da fase 3 KEYNOTE-355.

Una vera e propria svolta della medicina considerato che ogni anno quasi ottomila donne purtroppo vengono colpite dal tumore della mammella triplo negativo. Quest’ultima rappresenta la forma più aggressiva della patologia nonché quella più difficile da curare.

Le ultime ricerche forniscono un altro importante dato che colloca la dieta come un grande fattore di prevenzione del rischio. Secondo uno studio targato USA, le donne che hanno mantenuto per oltre un decennio una dieta ricca di proteine vegetali hanno mostrato una più bassa propensione alla malattie nonché un minor rischio legato alla letalità della stessa.

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post coronavirus Covid-19
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Un abuso di proteine animali, di converso, avrebbe mostrato un aumento del rischio. Non però del tasso di mortalità.

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