Sindrome del colon irritabile, aumentano i casi dopo il lockdown

Colon irritabile: il lockdown, il cambio dell’alimentazione e della mobilità, il forte stress hanno condizionato moltissimo i ritmi intestinali delle persone

Sindrome del colon irritabile (Getty Images)
Sindrome del colon irritabile (Getty Images)

Sara Diani, esperta in Omeopata Classica e Medicina Integrata a Mantova spiega che “l’intestino continua a eliminare il virus per 10-12 settimane dopo la guarigione dai sintomi. Inoltre, in virtù del ruolo che svolge nell’apparato immunitario, quest’organo è coinvolto nell’infezione da Sars-CoV-2 per la presenza dei recettori bersaglio del virus: in particolare il tessuto linfoide associato alla mucosa dell’intestino contenente cellule immunitarie che fungono da barriera nei confronti di cellule provenienti dall’esterno”.

“La sua attivazione  – continua Diani – è in grado di scatenare una sintomatologia che, se diventa cronica, può portare alla colite spastica post-infettiva. Quest’ultima, tuttavia, ha riguardato anche persone non positive al tampone. Circa il 30-35% degli individui ha, infatti, sviluppato problematiche intestinali a causa del lockdown e delle sue conseguenze: ansia, depressione, stress e disturbi del sonno”.

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La sindrome coinvolge circa il 15-20% della popolazione che vive nei cosiddetti “Paesi sviluppati” e avrebbe un’incidenza annua di 2 nuovi casi ogni 100 individui. Le donne sono le più colpite, in particolare di età compresa tra i 20 e i 30 anni. I sintomi della sindrome del colon irritabile hanno un andamento abbastanza ciclico con periodi in cui le manifestazioni sono quasi del tutto assenti e altri particolarmente pesanti.

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Cos’è la sindrome del colon irritabile? Scopriamolo insieme

Sindrome del colon irritabile (Web)
Sindrome del colon irritabile (Web)

La sindrome del colon irritabile è un insieme di disturbi intestinali che coinvolgono per l’appunto il colon (ovvero l’intestino crasso). La sindrome del colon irritabile è una condizione cronica che può durare per molto tempo, addirittura anni, e richiedere per l’appunto un trattamento prolungato. La sindrome è conosciuta con diversi altri nomi: sindrome dell’intestino irritabile, IBS (dall’inglese Irritable Bowel Disease), colite spastica, colite nervosa, colon irritabile, colon spastico e colite mucosa.

Le cause della sindrome del colon irritabile non sono ben chiare nonostante i numerosi studi scientifici che ne sono stati fatti. Alcuni medici pensano che all’origine della condizione ci sarebbe una comunicazione anomala tra encefalo, fibre nervose e muscoli intestinali. I sintomi tipici del colon irritabile sono però sempre dolore e crampi all’addome, stipsi, diarrea, gonfiore addominale, meteorismo e muco nelle feci.

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Bisogna comunque considerare che l’assunzione di cibi “aggressivi” come tè, spezie, caffè, cioccolata, cavolo, piselli, broccoli, latte, sostanze alcoliche, bevande zuccherate, cibi grassi, frutta portano a malattie infettive del tratto gastrointestinale che vanno ad intaccare il nostro microbiota. Quindi tra i consigli che diamo ci sono sicuramente una buona idratazione, il consumo regolare di frutta e verdura e l’attività fisica praticata con costanza e regolarità. Nei pazienti che soffrono della sindrome dell’intestino irritabile, un aumento dell’attività motoria giornaliera comporta una ridotta gravità della sintomatologia, in particolare nelle donne. Sono i risultati di una ricerca giapponese pubblicata sulla rivista PlosOne.

Sindrome del colon irritabile (Getty Images)
Sindrome del colon irritabile (Web)

Attualmente non è facile formulare una diagnosi per questa malattia per mancanza di un test diagnostico specifico e la non specificità dei sintomi che appartengono a molti altri disturbi dell’intestino.

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