Colpo di stato in Birmania, Aung San Suu Kyi: “non vi arrendete”

Proclamato lo stato di emergenza in Myanmar l’esercito arresta Aung San Suu Kyi e il potere passa a Min Aung Hlaing.

Un lunedì infernale per Myanmar, in Birmania. Oggi, 1 febbraio, la leader del governo Aung San Suu Kyi è stata arrestata dall’esercito. A dare la notizia è stata la portavoce del suo partito: la Lega Nazionale per la Democrazia (LND). La televisione locale ha annunciato questa mattina la notizia relativa alle proteste di massa, accese in diverse regioni del Paese contro i presunti brogli elettorali; i media riferiscono che “a tale proposito, è stato dichiarato lo stato di emergenza in accordo con gli articoli 417 e 418 della Costituzione”.

Secondo i rapporti ufficiali, Aung San Suu Kyi, la politica birmana, premio Nobel per la pace nel 1991, è attualmente detenuta in un carcere di Naypyidaw, la capitale del Myanmar. Il golpe è stato effettuato dall’esercito, le cui milizie hanno preso il potere questo lunedì “contro il governo democraticamente eletto di Aung San Suu Kyi”, scrive l’agenzia Reuters, riferendo che la leader “è stata arrestata insieme ad altri membri del suo partito.”

La Repubblica dell’Unione dl Myanmar, nota anche come Birmania, è stata governata dalle forze armate fino al 2011, quando, a seguito delle elezioni nel 2016, il governo militare è stato costretto a cedere il potere alle riforme democratiche presiedute da Aung San Suu Kyi.

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Il motivo del colpo di Stato: la frode elettorale

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Secondo i rapporti ufficiali, l’esercito ha affermato di aver effettuato le detenzioni in risposta alle “frode elettorali.” Giudicato “costituzionale” dall’ex generale e terzo vicepresidente del Myanmar Myint Swe, il colpo di Stato “è stato ineluttabile”. Difatti, secondo le tesi del politico birmano, da oggi in carica come presidente ad interim del paese, le elezioni non sono state regolari e i presunti brogli, di cui si sarebbe servita San Suu Kyi per vincere le ultime elezioni, simboleggiano il tentativo di “usurpare la sovranità statale tramite mezzi illegali.” Di conseguenza, le frodi elettorali hanno reso necessaria l’ingente dichiarazione dello stato d’emergenza con piena cessione dei poteri al capo militare generale Min Aung Hlaing: le nuove elezioni saranno “libere ed eque”, promette l’esercito.

Oltre a Aung San Suu Kyi, le forze armate hanno arrestato altri importanti esponenti dell’LND, quali numerosi governatori di varie regioni e diversi attivisti promotori delle insurrezioni del lontano 1988, quando Suu Kyi emerse come icona nazionale per la direzione del movimento democratico. Durante il colpo di Stato, le reti internet mobili e i servizi telefonici delle principali città sono stati sospesi. Il servizio statale MRTV ha interrotto tutte le trasmissioni per “problemi tecnici” e qualsiasi volo è stato bloccato: addirittura chiuse le porte del principale aeroporto internazionale, a Rangoon.

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“Si sono appena spalancate le porte verso un futuro molto diverso”, dichiara lo storico birmano Thant Myint-U. Il suo tweet continua con il “brutto presentimento”:  “nessuno saprà davvero controllare cosa accadrà in futuro”.

Fonte Reuters

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