L’attore Paolo Rossi vuota il sacco: “Mi pagavano per insultarlo”

Il comico intervistato dal Corriere del Veneto ha rilasciato una confessione senza precedenti, parole che fanno riflettere sul ruoto oggi della satira.

 

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Classe 1953 e nato a Gorizia, Paolo Rossi è un famoso comico italiano e attore, noto anche al grande pubblico televisivo grazie ai programmi di successo e varietà che lo hanno visto protagonista.

Nel 2018 è salito sul palco dell’Ariston nella serata dei duetti e scelto da Lo Stato Sociale per “Una vita in vacanza”.

Da sempre grandissimo imitatore di personaggi politici, ha avuto molti problemi negli anni proprio per via di queste sue parodie molto intense.

Un anno fa, intervistato dall’Huffington Post, in merito all’imitazione dei politici da parte dei comici ha detto: “Impossibile oggi fare una parodia del potere, o di chi lo circonda: sono già una caricatura di se stessi, sarebbe come imitare un imitatore”.

Ora invece spunta una nuova intervista rilasciata al Corriere del Veneto in cui dichiara un retroscena finora taciuto sul suo lavoro. Ecco le sue parole.

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Paolo Rossi, “Che errore con Berlusconi”

 

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Il comico Paolo Rossi a distanza di molti anni ammette l’errore più grande riguardo il suo lavoro come comico e attore.

Sbagliato il bersaglio con Silvio Berlusconi. Siamo noi, non è quel finto conforto che dà gridare ‘il re è nudo’ e lasciare le cose così come sono“.

Paolo Rossi fa un mea culpa in piena regola, a poche ore dal suo debutto a Bolzano del suo “Amleto”. Forse un senso di colpa che non lo fa dormire e la volontà dunque di chiarire il retroscena finora taciuto.

Ma quanti soldi abbiamo fatto con Berlusconi? Ed era a anche facile, non dovevamo neanche scrivere le battute: bastava ripetere le sue! Nominavi il nome e la gente rideva, rideva…però il problema era che poi lo votavano! È un mestiere veramente ingrato quello della satira“.

 

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Bisognerebbe avere la coerenza – prosegue Paolo – di non cambiare uscendo dal teatro o quando si spengono i riflettori. Non dico che uno dovrebbe uscire dalle quinte e fare la rivoluzione, ma per lo meno porsi delle domande. Oggi il nostro compito è dare conforto laico e lasciare delle domande, tutto qui“.

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