“Era già troppo tardi” lacrime dell’attrice in diretta: la confessione a “Oggi è un altro giorno”

Commozione senza freni ad “Oggi è un altro giorno”, la bellissima attrice non si trattiene. La reazione della conduttrice è da brividi. 

Nella puntata di oggi, 30 marzo 2022, della trasmissione sul primo canale Rai di “Oggi è un altro giorno“, la sua conduttrice, Serena Bortone, ha ospitato in studio l’attrice di origini ucraine e naturalizzata italiana, Anna Safroncik.

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Serena Bortone (Instagram @altrogiornorai1)

Mi hanno fatto recitare da quanto avevo 5 anni“, spiega l’attrice quarantunenne. “Io faccio questo da sempre. E quindi la mia infanzia era meravigliosa“. Il nonno dell’attrice fu un grandissimo danzatore e noto personaggio nel mondo dello spettacolo ucraino. E lo stesso Presidente Zelensky fu uno dei primi a fare le condoglianze per la sua scomparsa. La Bortone condivide, poi, durante la diretta alcune immagini e ricordi della famiglia dell’attrice. La commozione sarà, sin da subito, evidente. Specialmente quando si passeranno in rassegna le istantanee della sua infanzia.

“Era già troppo tardi” lacrime dell’attrice in diretta: la confessione a “Oggi è un altro giorno”

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Anna Safroncik (Instagram @altrogiornorai1)

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Ti commuove vederli?“, chiede la Bortone. “Sì. Siamo tutti molto legati. Tutto ciò che so del mio mestiere lo devo al mio papà, Eugenio Safroncik, e alla mia mamma, Lilia Tchapkis“. Più tardi l’attrice si concentrerà, su suggerimento della padrona di casa, su quello che “abbiamo imparato a conoscere nella storia dei profughi“, in stretta relazione alla famiglia di Anna che si è trovata lì, durante lo scoppio del conflitto.

Mio papà si sveglia e mi dice: magari domani finisce tutto e continuo a insegnare ai miei ragazzi in università“, racconta Anna. Il papà insegna canto all’università, e fino a poco fa, con la guerra, aveva deciso di portare avanti le lezioni da remoto. Mentre i suoi alunni sono sotto le bombe. “La parola che può contrassegnare la mia infanzia è la propaganda“, spiega Anna. Con riferimento ai carri armati nelle parate all’insegna del comunismo, e che si sono poi trasformati ad oggi in scenario di guerra.

Finché sei cieco è un bell’abbagliante, è un bel modo di tener placate le masse. Non avendo altro modo di pensare sei sostenuto attraverso la propaganda nelle televisioni. Tutti slogan in giro per la città che ti parlano di un futuro protetto, roseo“.

Nelle nostre aule non c’era il crocifisso, c’era il ritratto di LeninIl fazzoletto rosso. Già all’epoca ci indottrinavano a prenderci cura del più piccolo, del più debole. C’erano tantissimi valori buoni. Ho dei bei ricordi“.

E’ dura ricominciare da capo“, continua la Safroncik, con riferimento allo scoppio della guerra. “Noi che siamo nati con la libertà dobbiamo ricordarci del nostro privilegio“, sottolinea la Bortone.

Ora sei riuscita a far arrivare anche tuo papà, com’è stato?” “E’ stata dura, avevo pensato per qualche giorno, per un week-end“. Ma, nonostante avessero modo di vedersi di frequente: “lui non è venuto”, all’inizio. “Poi, improvvisamente: shock completo“, spiega Anna. “Vai in uno stato di ansia talmente profondo che vai in uno stato di confusione. Non sai cosa fare. Ci sono voluti un po’ di giorni per capire cosa fare“.

Se scappi e non trovi un modo per ripararti muori congelatoCongela con te anche l’acqua che ti sei portato dietro. Per questo mio padre era molto spaventato. Perché quando abbiamo iniziato a cercare i voli era tutto al completo. Era già troppo tardi“.

Attraverso quell’abbraccio io ho veramente visto cosa hanno passato in quei 4 giorni e mezzo di viaggio“. “Giorni di ansia puraNon abbiamo dormito per cinque giorni totali. Non sai se il treno finisce in una zona di sparatorie, tant’è che il treno ha viaggiato al buio“. “Non ci credi che capita a te, neanche dopo giorni che lo racconti“, aggiunge Anna giungendo verso la conclusione dell’intervista.

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Scusate mi emozionoPerché davvero ho avuto moltissimo calore da parte dalle persone, dai fan. Sono veramente grata“. Sul finale, la conduttrice risponderà mandando in onda un filmato ancor più toccante sulla realtà di una famiglia ucraina che, con il loro neonato gravemente malato, si è trovata anch’essa costretta a fuggire.

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